QUANDO SEI SUL FIELD

I rischi maggiori per i cooperanti risiedono nella possibilità di incidenti stradali e in pericoli derivanti da situazioni geopolitiche avverse, da criminalità e da terrorismo. Di conseguenza bisogna subito all’arrivo prendere confidenza con le misure di sicurezza.

In particolare, è necessario

  • apprendere perfettamente le procedure locali sulla sicurezza
  • procurarsi un telefono portatile o una radio, e imparare subito a usarli
  • annotarsi i recapiti telefonici del capo progetto, dell’Ambasciata, dell’Ospedale di riferimento e di ogni altra struttura che ha a che fare con la sicurezza, tra cui l’Unità di Crisi della Farnesina – Tel. + 39 0636225 – [email protected]

SICUREZZA IN STRADA

In assoluto, il rischio più alto di morte è legato agli incidenti stradali. Un giovane adulto ha 2-3 volte più probabilità di morire in incidente stradale in un paese in via di sviluppo che in Europa. I traumi (stradali o da attacchi criminali, i primi più probabili dei secondi) sono la causa più frequente di evacuazione con Europ Assistance.

Per ridurre i rischi di incidente stradale:

  • Evitare il consumo di alcool
  • Attenersi alle procedure della sede locale che definiscano:
    • Gestione degli autisti locali
    • Manutenzione dei veicoli a motore
    • Regole per i viaggi di notte, i viaggi in zone pericolose
    • Norme di comportamento in caso di incidente

I RISCHI DI VIOLENZA

Subito dopo gli incidenti stradali, gli omicidi per rapina o criminalità comune rappresentano la seconda causa di morte per i viaggiatori internazionali.

  • Secondo UNODC c’è a livello globale una diminuzione degli omicidi, passati da 6,5 /100.000nel 2010 a 5,6 /100.000  nel 2020.
  • Il paese a più alto rischio al mondo è El Salvador, con 108,6 /100.000 , seguito da Honduras, Venezuela e Giamaica, mentre in Africa i paesi a maggior rischio sono Lesotho (38/100.000  ), Zimbabwe e Sud Africa.

I cooperanti non sono meno a rischio degli altri viaggiatori internazionali: spesso sono visti dai criminali come facili prede, ingenui e incapaci di difendersi.

Alcune semplici regole da seguire per diminuire i rischi:

  • evitare di muoversi di notte, se non è indispensabile. In ogni caso,mai muoversi da soli;
  • non percorrere tragitti prevedibili, ma cambiarli spesso;
  • non bere alcoolici, men che meno con sconosciuti;
  • non indossare abbigliamento costoso o accessori appariscenti;
  • portare meno denaro possibile, ma in ogni caso avere sempre a portata di mano qualche decina di dollari da tirar fuori velocemente;
  • mai fare resistenza, cercare anzi di far capire all’aggressore che non deve innervosirsi;
  • in albergo, evitare gli appartamenti a pian terreno o facilmente accessibili dall’esterno, controllare bene porte e finestre;
  • se possibile, portare con sè un piccolo dispositivo elettronico anti-intrusione.

GUERRE E TERRORISMO

Negli ultimi anni sono diventati sempre più frequenti gli attacchi armati a operatori umanitari.

Esistono risorse online dedicate specificamente allo studio e alla prevenzione del fenomeno: per maggiori informazioni, vedi qui.

Qui di seguito sono riassunti alcuni aspetti del fenomeno: il trend in crescita, i paesi maggiormente a rischio (Siria e Sud Sudan), i luoghi più pericolosi (oltre 50% degli attacchi avvengono sulla pubblica via).

Benché esistano delle ottime guide generali per la sicurezza degli operatori umanitari, ogni ONG deve assolutamente avere delle misure di sicurezza adattate alla realtà del paese.

Per i consigli di ordine generale si consiglia di leggere i manuali che alcune importanti Agenzie pubblicano online:

FOCUS: MALATTIE EMERGENTI

ZIKA

Da febbraio a novembre 2016 l’OMS ha dichiarato l’epidemia dovuta al virus Zika una “emergenza di sanità pubblica di livello internazionale”. Attualmente l’emergenza è ufficialmente chiusa; globalmente sono stati registrati 1,5 milioni di casi di infezione, con 6 decessi tra Brasile e Venezuela e 2.100  bambini nati con malformazioni del sistema nervoso.

Contro il virus non esiste alcun vaccino. L’unica forma di protezione è evitare la puntura della zanzara che trasmette la malattia. Zika è trasmesso dalla zanzara aedes aegypti, responsabile anche di chikungunya, di denguee di altre infezioni.  Si consiglia quindi di adottare tutte le misure atte a diminuire il rischio di puntura, in particolare :

  • Utilizzare repellenti per zanzare in conformità con le istruzioni indicate sull’etichetta del prodotto. Repellenti a base DEET non sono raccomandati in presenza di bambini sotto i tre mesi di età, mentre possono essere utilizzati senza controindicazioni specifiche da donne in gravidanza;
  • Indossare indumenti di colore chiaro che coprano la maggior parte del corpo;
  • Dormire o riposarsi in camere schermate o climatizzate e utilizzare zanzariere, anche durante il giorno.
  • E’ consigliato l’uso del profilattico, perché è provato che il virus può trasmettersi per via spermatica.

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EBOLA: misure per tutti

Tra il 2014 e il 2016 l’epidemia di Ebola ha devastato Guinea, Liberia e Sierra Leone infettando 28.616 persone e causando 11.310 morti (dati OMS). Nel giugno 2016 l’OMS ha dichiarato chiusa l’emergenza, ma non bisogna dimenticare che il virus responsabile è tuttora presente nelle aree boschive di tutta l’Africa Sudsahariana.

L’epidemia recente non è stata la prima, si erano già avute negli anni ’70 epidemie in Zaire e in Sudan; è quindi verosimile la possibilità che si possano avere altri episodi epidemici, come è avvenuto in Guinea nel febbraio 2021. Di conseguenza, anche se attualmente non ci sono emergenze in atto, si consiglia ugualmente di seguire i consigli qui riportati:

★ Informarsi sulla situazione in atto: prima di partire, consultare il sito del CDC che riporta le informazioni in tempo reale sull’andamento dell’epidemia nei diversi paesi.
★ Leggere anche le linee guida dell’OMS sulla prevenzione : sono disponibili in inglese, francese e spagnolo.
★ Se disponete di un’assicurazione di viaggio, controllate attentamente il vostro programma di viaggio e valutate se il viaggio goda della protezione assicurativa per tutta la sua durata, se è disponibile l’assistenza di emergenza e considerate attentamente l’eventualità di attivare un’assicurazione supplementare che copra l’evacuazione medica in caso di malattia. Allo scopo, controllate le politiche sanitarie e di sicurezza della vostra ONG, nonché le modalità di evacuazione medica.
★ Prima di intraprendere il vostro viaggio identificate le strutture sanitarie presenti nel Paese di destinazione e discutetene con la vostra ONG.
★ Evitate il contatto con animali malati o morti (soprattutto primati e pipistrelli), così come la preparazione e il consumo di “bushmeat” (usuale denominazione per la carne selvatica, carni di mammiferi selvatici terrestri o selvaggi, uccisi per il cibo nei tropici).
★ Utilizzate pratiche di sesso sicuro (profilattici).

 

IN CASO DI MALESSERE:

I sintomi di Ebola possono essere non-specifici, come brividi, dolori muscolari e mal di gola. Tutte le altre possibili cause di malattia (come la malaria) non devono essere trascurate.

Comunque le presenza di questi sintomi in una zona epidemica e in personale che ha avuto contatti con ammalati di Ebola comporta l’obbligo di farsi visitare immediatamente da un operatore sanitario, informandolo che potreste aver avuto contatto con Ebola.

Durante il tragitto per raggiungere il medico e farsi visitare, limitate il contatto con gli altri individui. Tutti gli altri viaggi dovranno essere evitati.

Se il medico interpellato conferma il sospetto che possa trattarsi di una infezione da virus emorragico, va allertata immediatamente la ONG, che a sua volta ha l’obbligo di mettersi in contatto con la Direzione Generale di prevenzione presso il Ministero della Salute ([email protected] – Telefono: 0659942878 – Fax: 0659943278) insieme alla quale vengono concordate le misure per un rientro protetto.

EBOLA: misure per il personale sanitario

  • Tra il 2014 e il 2016 l’epidemia di Ebola ha devastato Guinea, Liberia e Sierra Leone infettando 28.616 persone e causando 11.310 morti (dati OMS). Nel giugno 2016 l’OMS ha dichiarato chiusa l’emergenza, ma non bisogna dimenticare che il virus responsabile è tuttora presente nelle aree boschive di tutta l’Africa Sudsahariana.L’epidemia recente non è stata la prima, si erano già avute negli anni ’70 epidemie in Zaire e in Sudan; è quindi verosimile la possibilità che si possano avere altri episodi epidemici. Di conseguenza, anche se attualmente non ci sono emergenze in atto, si consiglia ugualmente di seguire i consigli qui riportati.In primo luogo, si consiglia di scaricare una versione stampata e leggere attentamente le linee guida dell’OMS per il personale sanitario . Trattano della gestione generale dell’igiene di una struttura sanitaria, di come maneggiare sangue e secrezioni del paziente, di come applicare le misure di protezione del personale sanitario. Sono in inglese, francese e spagnolo, e sono valide per tutte le infezioni da virus emorragici.
    Esigere che venga fornito il materiale di protezione individuale (personal protective equipment – PPE ). Non avvicinare mai un ammalato senza che vengano rispettate le procedure di barriera (vedi guide OMS).

Applicare le regole generali di prevenzione (valide per tutti gli ammalati)
• meticoloso e frequente lavaggio delle mani con acqua e sapone (o senza acqua ma con gel disinfettante lì dove il sapone non è disponibile);
• indossare guanti protettivi;
• corretto smaltimento di aghi e altre attrezzature e sterilizzazione dei materiali riutilizzabili;
• corretto smaltimento dei fluidi e tessuti corporei di pazienti.

MIDDLE EAST RESPIRATORY SYNDROME CORONAVIRUS (MERS-COV)

  • È una patologia causata dal coronavirus MERS-CoV, importante per i nostri operatori che lavorano in Medio Oriente e nella penisola arabica.  Pur non avendo registrato numeri elevati, è importante per la velocità di diffusione (il primo caso è stato segnalato nel 2012) e per la letalità, pari al 30% (molto superiore alla SARS, a cui per molti versi assomiglia). In Italia sono stati segnalati 3 casi a Firenze (non letali).Secondo il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta sono da sottoporre a sorveglianza adeguata i soggetti che abbiano contemporaneamente:
    • un’infezione respiratoria acuta, che include febbre (≥ 38 °C) e tosse; sospetto di una malattia del parenchima polmonare, come polmonite o Sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) sulla base di evidenze cliniche o radiologiche;
    • una storia di viaggio dalla penisola arabica o paesi limitrofi negli ultimi 10 giorni,
    • un quadro clinico che non sia spiegabile con altra infezione o altra eziologia e dopo aver fatto i test del caso compresi tutti i test clinicamente indicati per la polmonite acquisita in comunità.

    Inoltre, le seguenti persone devono essere valutate per una possibile infezione da MERS-CoV:

    • quando sviluppano una grave malattia respiratoria acuta delle via aeree inferiori entro 10 giorni da un viaggio nella penisola arabica o nei paesi limitrofi e non rispondono alla terapia appropriata
    • oppure quando sviluppano una grave malattia respiratoria acuta delle basse vie aeree e sono stati a “stretto contatto” con un viaggiatore sintomatico che ha sviluppato febbre e malattia respiratoria acuta entro 10 giorni dopo il viaggio dalla penisola arabica o paesi limitrofi. Lo “stretto contatto” è definito come colui che ha fornito assistenza ai viaggiatori malati (ad esempio, un operatore sanitario o un familiare), o colui che ha un analogo stretto contatto fisico o ha vissuto nello stesso luogo del malato.

    Esiste un test diagnostico (PCR), oggi in Italia disponibile solo presso l’Istituto Superiore di Sanità.

    Non esiste trattamento, se non sintomatico, e non esistono in commercio vaccini (alcuni vaccini sono in sperimentazione). Gli antivirali oggi in commercio non sembrano agire ; di conseguenza, bisogna consigliare la massima attenzione alla prevenzione :

    • Lavarsi spesso le mani con acqua e sapone per 20 secondi, e aiutare i bambini a fare lo stesso. Se acqua e sapone non sono disponibili, utilizzare un disinfettante per le mani a base di alcool.
    • Coprire naso e bocca con un fazzoletto di carta quando si tossisce o starnutisce poi gettarlo nel cestino.
    • Evitare di toccarsi occhi, naso e bocca con le mani non lavate.
    • Evitare il contatto ravvicinato, come il bacio, o la condivisione bicchieri o posate, con persone malate.
    • Pulire e disinfettare le superfici toccate frequentemente, come i giocattoli e le maniglie delle porte.

    Non è dimostrato che l’uso delle mascherine di carta per il viso possa prevenire il contagio, ma in ogni caso può essere una ulteriore misura prudenziale.

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DENGUE

  • E’ una malattia  trasmessa da zanzare del genere Aedes, in particolar modo la specie Aedes aegypti.La dengue è endemica in 110 paesi e infetta dai 50 ai 100 milioni di individui ogni anno, con circa mezzo milioni di persone che necessitano di ospedalizzazione e 12.500-25.000 decessi.  Come malattia tropicale la dengue è ritenuta seconda in importanza solo alla malaria, e l’Organizzazione mondiale della sanità la considera una delle sedici malattie tropicali neglette.Tra il 1960 e il 2010, l’incidenza della dengue è aumentata di circa trenta volte, si crede in conseguenza dell’urbanizzazione, della crescita della popolazione e dei movimenti migratori.  Negli ultimi 10 anni in Europa sono stati segnalati 1.100 casi di importazione. Nella maggior parte dei casi, le infezioni sono state contratte, nell’ordine, in India, in Thailandia, in Indonesia, in Messico e in Brasile.  Recentemente però a Nizza e a Madeira ( Portogallo) sono stati segnalati casi autoctoni, con trasmissione attraverso Aedes Albopictus (zanzara tigre), specie ormai stanziale anche nelle nostre regioni.Si presenta con febbre, cefalea, dolore muscolare e articolare, oltre al caratteristico esantema simile a quello del morbillo. In una piccola percentuale dei casi si sviluppa una febbre emorragica pericolosa per la vita, con trombocitopenia, emorragie e perdita di liquidi, che può evolvere in shock circolatorio e morte. Non esistendo una vaccinazione efficace, la prevenzione si ottiene diminuendo il rischio di essere esposti a punture; in particolare :
    • Utilizzare repellenti per zanzare in conformità con le istruzioni indicate sull’etichetta del prodotto. Repellenti a base DEET non sono raccomandati in presenza di bambini sotto i tre mesi di età, mentre possono essere utilizzati senza controindicazioni specifiche da donne in gravidanza;
    • Indossare indumenti di colore chiaro che coprano la maggior parte del corpo;
    • Dormire o riposarsi in camere schermate o climatizzate e utilizzare zanzariere, anche durante il giorno.

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CHIKUNGUNYA

  • E’ una malattia virale, caratterizzata da febbre e forti dolori, che viene trasmessa all’uomo da zanzare infette. La prima epidemia nota è stata descritta nel 1952 in Tanzania.Dopo un periodo di incubazione di 2-12 giorni si manifestano improvvisamente febbre e dolori alle articolazioni tali da limitare i movimenti dei pazienti (da cui deriva il nome chikungunya, che in lingua swahili significa “ciò che curva” o “contorce”), che quindi tendono a rimanere assolutamente immobili e assumere posizioni antalgiche. Altri sintomi includono dolore muscolare, mal di testa, affaticamento e rash cutaneo. Il dolore alle articolazioni è spesso debilitante, generalmente dura alcuni giorni ma può anche prolungarsi per alcune settimane. Inoltre, il virus della chikungunya può causare malattie acute, subacute o croniche.Nella maggior parte dei casi i pazienti si riprendono completamente tuttavia, in alcuni casi il dolore alle articolazioni può persistere per mesi o anche anni. Spesso i sintomi delle persone infette sono lievi e l’infezione può non essere riconosciuta o male-interpretata, soprattutto nelle aree in cui è presente la dengue. Occasionalmente sono state segnalate complicanze oculari, neurologiche, cardiache e gastrointestinali. Raramente si verificano complicanze gravi, tuttavia negli anziani la malattia può essere una concausa di morte.Identificata in oltre 60 Paesi di Asia, Africa, Europa e delle Americhe, la chikungunya si trasmette da persona a persona attraverso la puntura di una zanzara femmina del genere Aedes, come Aedes aegypti ed Aedes albopictus (la zanzara tigre).Non esistono trattamenti antivirali specifici e le cure si focalizzano primariamente nell’alleviare i sintomi. Al momento non è in commercio un vaccino contro la chikungunya.La prevenzione della malattia consiste innanzitutto dell’impedire o ridurre al minimo le punture delle zanzare. Sarà utile quindi per coloro che intendano recarsi nelle zone in cui è presente il virus seguire le precauzioni generali per difendersi dalle punture delle zanzare:
    • reti alle finestre o zanzariere nelle stanze in cui si soggiorna
    • vestiti che non lascino scoperte parti del corpo (camicie con maniche lunghe, pantaloni lunghi ecc) di colore chiaro, perché i colori scuri attraggono le zanzare
    • repellenti sulle parti del corpo che rimangono scoperte, tenendo presente che il sudore ne riduce l’effetto. Donne gravide e bambini dovrebbero consultare il proprio medico o farmacista prima di utilizzare questi prodotti, mentre particolare attenzione va posta ai bambini di età inferiore ai 3 mesi, per i quali l’utilizzo è invece sconsigliato.

    Infine, è importante ricordare che alcune zanzare vettori di questa malattia non sono attive solo al buio, nelle ore serali, ma anche durante il giorno.

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COVID-19

L’andamento della pandemia da Coronavirus è in continua evoluzione; si consiglia di consultare le notizie più recenti in italiano sul sito del Ministero della Salute e in inglese/francese/spagnolo sul sito dell’OMS. In particolare, è importante informarsi sugli obblighi e le restrizioni per i viaggiatori internazionali; non esiste un unico sito che riporti in maniera aggiornata le disposizioni di tutti i paesi, è necessario informarsi di volta in volta sui siti dei Ministeri della salute del paese in cui si deve andare, e sui siti delle compagnie aeree.

FOCUS: RISCHI SANITARI

MALATTIE: LA DIARREA

La più frequente causa di malessere sul terreno è la Diarrea (Travelers’ Diarrhea ), che colpisce tra il 30 e il 70 % dei cooperanti, secondo le destinazioni e la stagione.

 

Definizione : tre o più scariche di feci non formate/24 ore, di cui almeno una con sintomi (dolori addominali, febbre, nausea e/o vomito, muco o sangue nelle feci). Dura in media 4 giorni (ma nell’ 1% dei casi può durare anche più di un mese). Nell’80% dei casi sono implicati dei batteri, nel 5-8 % de casi dei virus.

Queste forme di diarrea in genere regrediscono anche senza trattamento, in 2-3 giorni se virali, in 3-5 giorni se batteriche.

È importante reidratarsi bene, preferibilmente con bevande preparate con acqua bollita (the, tisane, brodo), eventualmente aggiungendo i sali OMS di facilissima reperibilità nei paesi tropicali.

Nei casi gravi e con febbre può essere indicato l’uso di un antibiotico ( ma se possibile sentire prima un medico):

  • Chinolonico per tre giorni (es. Ciproxin 500 mg ogni 12 ore)
  • Salicilato di Bismuto (non in commercio Italia)
  • Antibiotici non assorbibili (Normix 4-600 mg/die)

(I disinfettanti intestinali come Mexaform, Enterovioformio e Reasec sono stati ritirati dal commercio per gravi effetti collaterali)

Se la diarrea è molto fastidiosa si può usare Loperamide (Lopemid, Dissenten): non usare però in presenza di feci ematiche.

Molti usano fermenti lattici, come Lactobacillus GG e Saccharomyces boulardii, sia in prevenzione che per il trattamento, ma mancano studi validi che ne dimostrino l’efficacia.

Se si ha avuto un episodio di diarrea, è probabile che ci sia stato qualche errore o qualche leggerezza nell’assunzione di cibi e bevande :
★ rivedere criticamente le proprie abitudini alimentari: l’acqua viene regolarmente bollita? come vengono lavati frutta e legumi?
★ è stato controllato il filtro del depuratore? non è il caso di cambiarlo?
★ considerare anche l’uso ricreazionale dell’acqua: facendo il bagno in fiumi e stagni, praticando sport acquatici, è pressoché impossibile non ingerire piccole quantità di acqua che è spesso inquinata.

In ogni caso, molte situazioni non possono essere controllate come quando si lavora nei villaggi, o ci si ferma in piccoli ristoranti rurali. Bisogna quindi cercare di limitare al massimo queste occasioni, e se si deve bere insieme ai nostri partner, bere “a canna” solo da bottigliette tappate ermeticamente e aperte al momento, oppure bevande bollite al momento (the)

MALATTIE: LA FEBBRE... SARA' MALARIA?

In ambiente tropicale ci sono centinaia di condizioni morbose che possono dare febbre: ogni volta che è possibile è quindi opportuno consultare un medico. Ma un cooperante che è magari in una situazione isolata, senza un facile accesso a strutture sanitarie, come deve comportarsi ? E come rispondere alla domanda “sarà malaria?”

E’ fin troppo ovvio capire che dalla risposta a questa domanda deriverà la decisione di fare o non fare una terapia specifica e che una risposta sbagliata può avere conseguenza gravi: una malaria non riconosciuta e non trattata può avere conseguenze mortali. E allora, come comportarsi al comparire improvviso di una febbre?

Le probabilità che una febbre sia di origine palustre dipende molto dalla regione, dalla stagione, dall’aderenza del soggetto alla profilassi. La diagnosi di certezza può essere posta solo da un esame di laboratorio che dimostra la presenza del parassita nel sangue.

Qualora fosse impossibile avere un servizio di microscopia efficiente, può essere consigliabile ricorrere ai test rapidi: Rapid Diagnostic Test (RDT). Una goccia di sangue viene applicata su una striscia e, in presenza di malaria, appaiono delle colorazioni reattive. Ha molto svantaggi: non è sensibile ad alcune specie di Plasmodium e dà spesso falsi negativi se la parassitemia è bassa; quindi non sostituisce l’esame microscopico, che va in ogni caso praticato non appena possibile. In caso di positività comunque giustifica pienamente l’inizio di una terapia antimalarica. 

Nel sospetto di malaria e nell’attesa del responso del test, oppure prima di un trasferimento a un Centro di Salute / ospedale, può essere consigliabile praticare una singola dose intramuscolare di Artesunato o — se non disponibile — di Artemeter (sono farmaci non disponibili in Italia ma facilmente reperibili nei paesi tropicali)”.

Consigliamo quindi di tenere alcuni RDT in tutte le sedi, considerando anche il basso costo e la possibilità di ordinarli in rete. Per saperne di più.

IL PROBLEMA DEI FARMACI CONTRAFFATTI (FAKE DRUGS)

Chi soggiorna a lungo in un paese tropicale può trovarsi nella necessità di procurarsi sul posto farmaci, per la profilassi della malaria o per altre necessità. Attenzione ai farmaci contraffatti, particolarmente in Africa e nel sud est Asiatico!

Si stima che fino al 40% dei farmaci venduti in questi paesi abbiano una quantità minore o del tutto assente di principio attivo.

Precauzioni da prendere:
★ partire con una buona scorta di farmaci, particolarmente per la profilassi antimalarica;
★ non comperare farmaci ai mercati locali, specie se esposti al sole;
★ controllare l’integrità delle confezioni;
★ verificare che il farmaco non abbia colore, sapore o odore sospetto.

MALATTIE SESSUALMENTE TRASMISSIBILI

Malgrado tutte le campagne di prevenzione AIDS, ancora troppi cooperanti hanno contatti a rischio.

Trovate qui alcuni dati sull’importanza del problema. Ogni cooperante deve avere ben presente il rischio di contrarre delle malattie praticando sesso non sicuro.

Indicazioni utili di comportamento possono essere trovate nella guida OMS.

Non va dimenticato il fenomeno dello sfruttamento sessuale e degli abusi sui beneficiari da parte del personale delle UN e delle NGO, un fenomeno preoccupante tanto che le Nazioni Unite dedicano un intero portale alla lotta contro queste pratiche.